”Gli arbitri che sono ancora al secondo o al terzo anno di associazione fanno ancora in tempo a non prendere il virus, poi però non ve lo togliete più”. Con queste parole l’internazionale Riccardo Di Fiore, assistente arbitrale della sezione di Aosta, ha sottolineato la passione per l’arbitraggio e per l’A.I.A. in occasione della sua Riunione Tecnica nella sezione di Roma 1. L’incontro si è svolto lunedì 15 gennaio. Ad accogliere l’internazionale Di Fiore, che vanta gare nei principali tornei internazionali, tra cui la Champions League, c’era il pubblico delle grandi occasioni, tanto che in tanti sono rimasti in piedi. A sottolineare l’importanza della visita di Di Fiore è stato il presidente di Roma 1, Roberto Bonardo, che proprio nella stessa giornata era stato intervistato dal quotidiano “Il Messaggero” per un articolo in cui è stato evidenziato la crescita degli arbitri di Roma e del Lazio in Serie A, e il lavoro svolto dalla sezione di Roma 1. Vista l’importanza dell’evento non poteva mancare tutta l’argenteria sezionale, a partire dall’arbitro internazionale Daniele Doveri, dall’assistente e collega di Di Fiore in CAN A, Alfonso Marrazzo e i CAN B Federico La Penna, Valerio Marini e Francesco Fourneau. Presenti tutti gli assistenti della sezione appartenenti sia alle categoria nazionali che al CRA. Inoltre, il presidente Bonardo ha voluto salutare la gradita visita dell’ex arbitro di serie A, Antonio Vitullo, che il presidente ha ricordato come “il mio CRA degli anni ‘80”. Di Fiore è stato presentato con un video realizzato dagli associati Nunzio Grasso e Giorgio Rinaldi e che, come ha ricordato Di Fiore, ha ricordato attraverso immagini delle gare più significative “tanti momenti per me importanti vissuti insieme a degli amici”. L’assistente internazionale è entrato subito nel vivo, intervallando ricordi legati alla sua storia arbitrale, a momenti più di carattere tecnico. “Quello dell’arbitraggio”, ha affermato, “è un percorso di vita che aiuta. Da studente mi ha aiutato ad affrontare momenti di difficoltà. L’essere arbitro aiuta anche nel lavoro, in famiglia e a essere genitori”.
La carriera arbitrale di Di Fiore è iniziata nel 1990, a Torino. “Era l’anno dei mondiali di calcio in Italia. Io abitavo a meno di un chilometro dallo Stadio delle Alpi. Mi iscrissi al corso arbitri. Quell’anno c’era la possibilità per i ragazzi della sezione di collaborare ai mondiali come maschere e altri ruoli. Ricordo che noi dell’ultimo corso non c’erano possibilità. Poi però ci presero. Ricordo quando un giorno, mentre ero in sala stampa, uscii un attimo per vedere gli allenamenti e mi ritrovai davanti Paulo Roberto Falcão”. Di Fiore ha fatto il suo percorso da arbitro fino alle CAN C. “A fine stagione il mio organo tecnico non vide in me le qualità per un futuro da arbitro nelle categorie superiori”, ha ricordato, “Così decisi di iscrivermi al corso da assistente, e da lì è iniziato tutto un nuovo percorso”. Di Fiore ha raccontato come prepara una gara di come riesce a gestire le emozioni quando arriva la gara. “Noi siamo chiamati a essere i garanti del regolamento”, ha proseguito, “Personalmente io entro in una sorta di bolla di concentrazione, che non mi fa sentire nulla: posso esserci intorno 70 o 10 mila spettatori, ma io resto concentrato sulla gara. Ci sono gare particolarmente impegnative in cui al termine della partita non so neanche il risultato finale. Riesco a godermi lo stadio e il pubblico che c’è intorno solo quando facciamo il riscaldamento”. Sulla collaborazione tra arbitro e assistente Di Fiore ha ricordato che “quando si ha la possibilità di operare con una squadra che ha già lavorato insieme si va via più facilmente, a partire dal briefing pre gara”. Ai giovani arbitri in sala ha ricordato sempre di conoscere bene il regolamento e anche il calcio, ovvero le tecniche e le strategie che le squadre adottano in campo. Antonio Ranalli