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“La follia sta nel fare la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”. Prendendo in prestito questa celebre frase di Albert Einstein, Valerio Marini, ha spiegato alla platea di Roma 1 che è solo attraverso il lavoro che si possono raggiungere nell’arbitraggio così come nella vita i risultati sperati. Pubblico delle grandi occasioni, lunedì 19 ottobre 2015, per la Riunione Tecnica Obbligatoria tenuta dal nostro arbitro in forza alla CAN B.

Marini, con l’ausilio di interessanti slide preparate per l’occasione, ha esposto con chiarezza e semplicità il proprio modo di intendere l’arbitraggio. Ad ascoltarlo c’erano tutti gli associati, tra cui anche gli arbitri nazionali di Roma 1, che condividono con Marini partite, raduni e tutti gli indimenticabili momenti associativi che solo l’arbitraggio può regalare, con la gradita visita dell’assistente arbitrale CAN PRO Matteo Benedettino di Bologna.

Una lezione fondamentale per i colleghi più giovani che sognano di ripercorrere le sue orme dal momento che, come ha ricordato in apertura, con un pizzico di emozione, il Presidente Roberto Bonardo: “Valerio è un ragazzo che si è fatto da solo, grazie alla sua tenacia e a una forza di volontà fuori dal comune. oltre al talento arbitrale che indubbiamente non poteva mancare”. Sono queste le doti caratteriali che, dagli “Scambi” (oggi C.A.I., ndc) alla CAN B, passando per quattro stagioni di CAN D e cinque di CAN PRO, non sono mai venute meno nella sua persona. Il Presidente lo ha visto arbitrare in qualsiasi categoria, designandolo in prima persona agli albori della sua carriera arbitrale nell’Organo Tecnico Sezionale e accompagnandolo nelle più avvincenti trasferte in giro per l’Italia: non poteva non sorgere spontaneo il racconto di simpatici aneddoti del suo percorso arbitrale, durante il quale le qualità arbitrali e umane del nostro Valerio sono cresciute anno dopo anno, partita dopo partita. Non per magia, ovviamente.

“Il bravo arbitro è quello che mira a migliorarsi continuamente”, ha detto Marini, “In quest’ottica occorre imparare sin dalle prime partite ad analizzare, a riconoscere e a superare i propri limiti: fisico/atletici, tecnici, comportamentali e mentali. Come insegna la filosofia Kaizen, bisogna andare alla ricerca del miglioramento continuo, a piccoli passi, da farsi giorno dopo giorno. Questo, da un punto di vista fisico, significa affrontare il prima possibile ogni tipo di problema (di postura, stile di corsa, ecc.), allenarsi al meglio delle proprie possibilità, condurre uno stile di vita regolare, rispettare una dieta sana ed equilibrata”.

Per Marini un altro caposaldo fondamentale dell’arbitraggio è la preparazione tecnica: conoscere il regolamento del gioco del calcio in ogni piccola sfaccettatura, guardare le partite in tv e studiare i colleghi per accrescere il proprio bagaglio di esperienza arbitrale, approfondire gli schemi, le squadre e i calciatori, nei limiti del possibile, delle categorie che si andranno ad arbitrare. Non meno importante è l’aspetto comportamentale. L’arbitro di calcio ha una sua figura pubblica da difendere e questo non può essere mai dimenticato: è inevitabile che ci siano maggiori sacrifici da compiere rispetto ai propri coetanei in vista della partita della domenica e che ogni comportamento debba essere sempre improntato al rispetto dei valori e delle regole, dentro e fuori dal terreno di gioco. Infine, last but not least, per essere un bravo arbitro bisogna allenare anche la mente: sono proprio le qualità mentali quelle che fanno la differenza. L’automotivazione è fondamentale per attingere a piene mani alle proprie risorse e raggiungere i propri obiettivi. Saper soffrire e reagire ai momenti difficili, con la consapevolezza che prima o poi capita a tutti l’occasione per emergere e dimostrare il proprio valore: per non farsi trovare impreparati, occorre credere sempre nei propri mezzi e mantenere alta la concentrazione per tutti i novanta minuti di gara. Grande partecipazione e tanti applausi da parte della sala gremita hanno accompagnato la preziosa lezione di Valerio Marini, simpatico, divertente e spontaneo come il giorno in cui ha scelto di prendere fischietto e cartellini per dimostrare al “professor” Salvatore Di Vilio che avrebbe potuto arbitrare una partita di calcio meglio degli arbitri in cui si imbatteva nella sua esperienza da calciatore. Lorenzo D’Ilario