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Ognuno di noi può correre la propria Maratona, ovvero raggiungere il proprio obiettivo, lavorando sui propri limiti. Lo ha spiegato l’arbitro della CAN B, Valerio Marini, che ha voluto regalare alla sua sezione, e in particolare agli associati più giovani, una lezione di vita, da tenere a mente non solo nell’attività sul campo ma anche nella vita. “Correre la propria Maratona” è stato infatti il titolo scelto da Marini per la Riunione tecnica di lunedì 8 ottobre. Presenti in sala anche i colleghi Federico La Penna (CAN A) e Francesco Fourneau, oltre a buona parte del consiglio direttivo a partire dal presidente Roberto Bonardo, che ha introdotto la serata.

Marini (nella foto di Sara Mainella), con l’ausilio di slide preparate per l’occasione, ha esposto con chiarezza il proprio modo di intendere l’arbitraggio, oltre a ripercorrere brevemente la sua carriera che lo hanno visto per un anno all’Ots, tre anni al CRA, uno anno alla CAI, quatto stagioni in CAN D, cinque in CAN PRO, per poi approdare alla CAN B, in cui milita per il quarto anno consecutivo. E ha omaggio quello che considera il suo maestro, l’ex responsabile della CAN B, Stefano Farina, prematuramente scomparso, che definiva l’arbitraggio “sacrificio e sofferenza”.

Citando il campione di basket Michael Jordan, che ha affermato “Posso accettare la sconfitta, tutti falliscono in qualcosa. Ma non posso accettare di rinunciare a provarci”, il nostro associato ha invitato tutti a riflettere sulle proprie ambizioni e i propri obiettivi.

L’arbitraggio è fatto anche di rinunce, e nel proprio percorso bisogna mettere in contro anche le sconfitte “sia nel breve che nel lungo termine”. Ricordando una frase di Seneca, Marini ha ricordato che sia sul campo che nella vita “la fortuna non esiste. Esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”.

Per questo Marini ha suggerito agli associati arbitri di capire cosa si vuole ottenere (nel lungo termine) e di darsi obiettivi da raggiungere (nel breve termine). Per questo bisogna dedicare del tempo ai propri obiettivi e trasformare gli impegni in routine. Quindi cercare di migliorarsi giorno dopo giorno, curando l’aspetto tecnico, atletico e anche comportamentale, per poi impegnarsi al massimo, dando valore alle proprie rinuncie e concedendosi “un premio quando è giusto”. Secondo Marini bisogna prevedere e immaginare gli ostacoli e le sconfitte, e costruirsi la propria vita accanto all’arbitraggio. E se le cose vanno per il meglio bisogna restare sempre umili e determinati, così come al contrario bisogna restare motivati se le cose non vanno come ci si aspettava. “Dai tutto, sogna in grande, non mollare mai”, ha concluso Valerio Marini, “e raggiungi il tuo potenziale”.

Antonio Ranalli