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Quindici anni di interviste e di storie di calciatori italiani raccolte in un libro che vuole fare luce sul morbo di Gehrig nel mondo del calcio. “Sla. Il male oscuro del pallone” (Goalbook) è il libro inchiesta del giornalista del quotidiano “Avvenire”, Massimiliano Castellani, presentato lunedì 11 aprile, nella sezione di Roma 1.

Dalla morte di Gianluca Signorini a quella di Stefano Borgonovo in Italia sono stati riscontrati oltre 50 casi di quello che è stato definito il “morbo del pallone”. Alla presentazione, che ha visto la presenza di numerosi associati, erano presenti, in qualità di relatori il medico e ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma, Nicola Vanacore, il Presidente del Coni Lazio, Riccardo Viola, l’ex calciatore e vice presidente del Coni Lazio, Felice Pulici e il giornalista di Rai Sport, Saverio Montingelli. L’iniziativa è stata promossa dall’associato Paolo Massimo Campogrande, che si occupa di management dello sport attraverso Life Together. Nel parterre anche il giornalista Rai, Marco Ravaglioli, il presidente onorario della Fidal, Gianni Gola, il figlio dello storico allenatore della Lazio Tommaso Maestrelli, Massimo Maestrelli, e gli arbitri nazionali di Roma 1, Daniele Doveri (CAN A), Federico La Penna (CAN B), Valerio Marini (CAN B), il commissario della CAN D, Carlo Pacifici e il componente della commissione Maurizio Ciampi.

A fare gli onori di casa è stato il presidente di Roma 1, Roberto Bonardo, che ha ricordato l’importanza dell’iniziativa, volta ad approfondire una malattia che continua a mietere vittime e di cui in tanti ignorano ancora le cause.

L’autore Massimiliano Castellani ha voluto ringraziare tutti gli arbitri visto che il libro, dopo essere stato presentato nei contesti più vari, per la prima volta è approdato in una sezione arbitri. “Nel libro c’è anche la storia di un arbitro, Giovanni Nuvoli di Alghero, colpito da questa malattia. Voi siete visti nel mondo del calcio come un nemico. Io invece dico che i mali del calcio sono altri. E per questo sono felice di presentare il libro in questa sede”.

Il giornalista ha spiegato il lavoro di ricerca svolto in tanti anni dove ha incontrato “casi di Sla abbastanza inquietanti. Ho conosciuto tante storie e nello stesso tempo ho riscontrato tanta omertà da parte del mondo calcistico. Gli unici che sono stati sensibili e vicini a questo tema sono stati Damiano Tommasi e Simone Perrotta dell’Assocalciatori, che hanno chiesto uno screening sui casi di Sla nel calcio a livello mondiale”.

Stefano Borgonovo definiva la Sla come “la stronza”. Giancarlo Galdiolo, ex Fiorentina, è l’unico calciatore malato della Serie A ancora in vita, ma come lui lottano quotidianamente contro la Sla ex colleghi come Stefano Turchi, Luca Pulino, Maurizio Vasino e Agatino Russo. C’è anche il caso di Annamaria Pipitone, l’unica calciatrice, per quanto si sa, ad essere caduta nella rete della sclerosi laterale amiotrofica e morta a Torino nel 1991, a poco più di 40 anni. Ci sono anche i casi di diversi calciatori che hanno militato in categorie inferiori, che non hanno mai conosciuta la gloria dei grandi palcoscenici del calcio. “In questi anni”, ha proseguito Castellani, “ho trovato persone che non volevano parlare. I calciatori spesso tendono a chiudersi. Con Borgonovo ho atteso un anno. Quello che dispiace è che in Italia abbiamo i migliori medici e ricercatori al mondo, ma mancano i fondi per la ricerca. Le industrie farmaceutiche non sono interessate a investire e nel mondo del calcio ci confrontiamo con una certa paura”.

Sotto accusa alcuni farmaci di cui ex calciatori hanno abusato negli anni, oltre all’acqua inquinata da particolari sostanze con cui venivano innaffiati i campi degli stadi principali. “Non sappiamo ancora se c’è una correlazione. Ma la tutela della salute parte dalla lotta all’abuso dei farmaci”, ha affermato l’ex portiere della Lazio e oggi vice presidente del Coni Lazio, Felice Pulici, “Per quanto riguarda la mia esperienza anche io all’epoca doveva assumere determinati farmaci che servivano ad alleviare il dolore. Ricordo che avevo un’ernia e giocai tutta una stagione in quelle condizioni. Però non c’è mai stata una ricerca specifica su quei farmaci”. Castellani ha ricordato anche i libri scritti dall’ex calciatori Carlo Petrini che parlava di “spogliatoi che avevano lo stesso odore delle corsie degli ospedali”, oltre a ricordare quello che viene chiamato “Giallo Viola”, ovvero la serie di morti riscontrate nei giocatori della Fiorentina campione d’Italia nella stagione 1968-1969.

Il giornalista di Rai Sport, Saverio Montingelli, che si è occupato di Sla in alcuni suoi servizi, ha spiegato che per lui è stato un dovere “raccontare queste storie e fare denunce”.
Il presidente del Coni Lazio, Riccardo Viola ha poi ricordato che alla base di tutto “bisogna far capire la cultura dello sport. Dico sempre che “se fai sport e ti diverti non perdi mai”. Ma quanti allenatori e genitori applicano questo motto? Oggi per molti bisogna arrivare alla vittoria a tutti i costi. Viviamo in una società in cui il ciclista che vince una competizione in maniera illecita, seppur squalificato, non viene privato dei soldi guadagnati con il suo comportamento scorretto. Bisogna ricordare che si muore di doping”. Viola ha poi ringraziato tutti gli arbitri per la passione con cui ogni fine settimana dirigono le gare in ogni categoria. “Assisto spesso a incontri di categorie inferiori”, ha proseguito Viola, “E spesso vedo scene in cui sarebbe il caso di dire: “Alt! Fermi! Tutti a casa”. Inoltre, i medici e i dirigenti che hanno avuto comportamenti scorretti vanno fermati per sempre”.

Per capire la Sla e i motivi per cui ha colpito diversi calciatori, il giornalista di Avvenire ha ospitato il neuroepidemiologo del Centro Nazionale di Epidemiologia e Sorveglianza della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma, Nicola Vanacore. “Nel nostro studio basato su 24mila giocatori di Serie A, B e C in attività tra il 1960 al 1996”, ha spiegato Vanacore, “sono emersi 8 decessi per Sla con un aumento del rischio di 12 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Il giudice Raffaele Guariniello ci fornì a suo tempo un dato ancora più allarmante: 16 calciatori morti di Sla tra il 1996 e il 2004. Quindi si sale a 24 decessi”. Un numero che, sommato a quello dei casi di calciatori malati, indica un rischio della popolazione calcistica 24 volte superiore a quella generale. “Il rischio potrebbe anche essere maggiore rispetto a quello stimato negli studi”, ha ipotizzato Vanacore, “La realtà è sommersa e solo la buona ricerca riesce a trovare quell’equilibrio tra la riservatezza della privacy e l’emersione del fenomeno”. Antonio Ranalli