Il palco di Roma 1 si tinge nuovamente di rosa; una settimana dopo la riunione che ha visto protagoniste la Dott.ssa Claudia Scalise e la Sig.ra Anna Glapiak, è venuta a farci visita Giovanna Farinelli, Arbitro Internazionale in forza alla CAN D, con l’aiuto della nostra collega A.E. Eleonora Caracciolo, in forza all’ OTS. Prima di lasciare la parola alla nostra ospite, il Presidente Roberto Bonardo ha voluto ricordare, insieme alla platea, gli associati Vittorio Cariani (ex Arbitro della massima serie e Presidente associativo e tecnico del CRA Lazio) e Francesco Aragona (quarantenne Arbitro Fuori Quadro ed OA), che recentemente ci hanno lasciato e dei quali resta un ricordo vivo in ognuno di noi; di quest’ultimo, peraltro, è stata letta dal Presidente un’e-mail commovente inviata dalla moglie di Aragona, in cui ringrazia l’AIA e la nostra Sezione per quel senso di appartenenza e orgoglio infuso nel marito sin dall’età di 15 anni, quando è entrato a far parte della nostra grande famiglia arbitrale. L’attenta disamina della figura dell’arbitro donna da parte di Giovanna Farinelli si è articolata su degli argomenti che a prima vista potrebbero sembrare scontati, ma che invece rivelano un significato profondo e un grande spunto di riflessione. Sono passati solo 22 anni dall’apertura dell’ AIA alle donne, e 16 anni da quando Giovanna ne è entrata a far parte, eppure, se sul piano del calcio nazionale vi è stata una lenta evoluzione per quanto concerne l’accettazione dell’arbitro donna, a livello di calcio regionale e provinciale le difficoltà sono ancora enormi, soprattutto riguardo l’approccio iniziale con dirigenti e calciatori; la “non-evoluzione” sta appunto nel fatto che se il pre-gara ed i primi 10-15 minuti sono per gli uomini una “fase di studio”, dove comunque ci si gioca una certa credibilità in funzione dei novanta minuti, per le donne il discorso si fa ancora più complicato perchè l’applicazione del regolamento è l’arma più importante a disposizione della donna per difendersi da diffidenza, dirigenti spesso e volentieri maldisposti e (per quello che vale) da un pubblico critico verso la figura, in un mondo quale il calcio regionale e provinciale in cui ancora si pensa che “donne e fuorigioco si trovano su due universi lontani”. Quindi, come per gli uomini, preparazione atletica e tecnica, presenza attiva e tempestività sono quelle attitudini che in campo pongono l’arbitro in una posizione tecnicamente privilegiata quanto ad accettazione da parte delle diverse componenti che partecipano alla gara; fuori dal campo, e quindi durante la settimana, sono la passione, la dedizione, quel “sacrificio positivo” che Giovanna ha più volte citato, sono gli ingredienti per un arbitro, uomo o donna che sia, accettato in campo e preso in considerazione fuori dal campo per poter aspirare ai “piani alti” della piramide arbitrale. Si nasce uomini o donne, ma Arbitri si diventa, perchè l’AIA dà opportunità a tutti; e Giovanna ne è l’esempio vivente. Nunzio Grasso
