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”Fare l’arbitro vuole dire fare qualcosa con amore”. Con queste parole del compianto Stefano Farina, l’arbitro internazionale Maurizio Mariani ha voluto esprimere ai giovani associati di Roma 1 tutto il suo concetto di arbitraggio. Lunedì 11 febbraio, una sala Orlandini piena in ogni ordine di posto, ha salutato la visita dell’arbitro della CAN A, Maurizio Mariani.

Dopo il video omaggio all’ospite realizzato da Nunzio Grasso, il presidente della sezione di Roma 1 Roberto Bonardo, nel dare il benvenuto a tutti i presenti, ha ricordato l’amicizia che da anni lo lega al collega della sezione di Aprilia, già protagonista alcuni anni fa di un’indimenticabile riunione tecnica nella sede di Via Gregorio VII. Presenti anche il componente del comitato nazionale dell’Associazione Italiana Arbitri, Umberto Carbonari, il presidente della sezione di Aprilia, Pietro Cazzorla, i responsabili per il Lazio del progetto Mentor & Talent, Odoardo Marcellini e Antonio Di Blasio, e tutti gli arbitri nazionali di Roma 1, con l’eccezione di Daniele Doveri che ha inviato i suoi saluti in quanto impegnato a Manchester in qualità di IV ufficiale di gara per la gara di Champions League. Il presidente Bonardo ha tenuto a sottolineare la particolarità della serata, visto che Maurizio Mariani dallo scorso dicembre è diventato arbitro internazionale.

E nel suo discorso di saluto Umberto Carbonari ha ricordato proprio che Mariani si aggiunge agli internazionali Paolo Valeri e Daniele Doveri portando a tre gli internazionali della regione Lazio. Carbonari ha ricordato di aver seguito Mariani sin dagli esordi e di non dimenticare mai il giorno in cui fece l’esordio in Serie A, a Bergamo. “Quel giorno mi sono messo in poltrona e mi sono concentrato sulla gara”, ha ricordato Carbonari, “Mariani debuttava su un campo non facile. Una gara durata circa 98 minuti e al triplice fischio ho fatto un grande sospiro. Maurizio è un grande arbitro, ma soprattutto è anche un grande uomo”. Carbonari ha poi ricordato brevemente alcune delle novità che riguardano tutto il mondo arbitrale e in particolare l’inasprimento delle pene per chi si rende colpevole di episodi di violenza contro gli arbitri, con una squalifica minima di due anni nel caso in cui c’è il referto medico.

La parola poi è passata al protagonista della serata. Maurizio Mariani ha tenuto un incontro dall’alto valore motivazionale, in cui ha raccontato la sua storia e la sua passione per questo sport. In particolare Mariani si è concentrato sulla gestione degli errori e delle cadute che ci possono essere nella vita di ciascun atleta. “Si può sbagliare sempre”, ha detto Mariani, “Siamo arbitri, a soprattutto siamo umani. Questi errori però in campo e fuori dal campo possono darci delle emozioni contrastanti”.

Mariani ha ricordato brevemente i suoi esordi avvenuti nella sezione di Venezia, in quanto si trovata nella città lagunare per motivi di studio. Aveva 18 anni quando deciso di fare il corso arbitri perché era l’unico modo per uscire dalla scuola in cui si trovava. “Dopo aver fatto il corso”, ha detto Mariani, “sono stato sei mesi senza dirigere una gara. Finché un giorno il presidente mi ha detto: “Se non fai una gara sono costretti a mandarti via”. E così iniziai. Piano piano, nel giro di un anno, sono arrivato fino alla terza categoria. Poi sono ritornato ad Aprilia. Ero convinto di aver raggiunto un buon livello. Ma i dirigenti della mia sezione mi dissero che non conoscevano il livello tecnico delle gare che facevo a Venezia, e per questo motivo mi fecero ripartire dai giovanissimi. Ecco questa è stata per me la mia prima caduta”. Con passione e tenacia Mariani è riuscito via via a superare tutti i livelli fino ad arrivare agli organi tecnici nazionali. A tal proposito ha tenuto a ricordare l’ex responsabile della CAN B, Stefano Farina che “ogni volta ci dava una carica incredibile. Stefano diceva sempre che “Fare l’arbitro vuol dire fare qualcosa con amore. E’ una vita parallela segnata da passione e sofferenza. Il successo non è fortuna, è il frutto della non rinuncia e del sapersi rialzare dopo ogni caduta”. Parafrasando una frase di Steve Jobs, Mariani ha detto che “siamo dei folli”.

L’arbitro internazionale ha poi spiegato gli aspetti necessari per poter aspirare ai vari traguardi dell’attività arbitrale: impegno, allenamento, passione, partecipazione alla vita sezionale e continuo aggiornamento tecnico con una attenta scelta di parole chiave come fame, determinazione, carisma e coraggio di prendere la decisione che si ritiene giusta. Mariani, dimostrando grande grinta nell’illustrare la sua lezione, ha avuto il supporto di alcune interessanti filmati, e ha ricordato l’importanza della preparazione atletica: “Non ci possiamo permettere di arrivare al 90° affaticati. I test atletici sono il primo biglietto da visita di ogni arbitro”. Nel ricordare anche il prezioso supporto degli osservatori arbitrali nella crescita degli arbitri, ha invitato tutti a sognare e raggiungere la propria Serie A. Al termine dell’incontro Mariani ha consegnato al presidente Roberto Bonardo una delle sue divise di gioco.

Antonio Ranalli

Nella gallery alcune foto della cerimonia di premiazione. Si ringrazia Stefano Squarcia