“Mai spegnere la luce, abbassare l’attenzione e farsi sfuggire una situazione dove la decisione è ovvia”. Così Maurizio Ciampi, arbitro CAN B, ha catturato l’attenzione della folta platea presente alla Riunione Tecnica del mese di gennaio, che ha visto chiamare sul palco “in emergenza, quasi come il 118” il nostro più esperto arbitro nazionale in attività a sopperire alla forzata assenza di Lorenzo Manganelli, impegnato nella Tim Cup (presenza che attendiamo per il mese di febbraio).
Maurizio ha voluto condividere con i presenti alcuni degli episodi più frequenti e anche di più difficile interpretazione, a cominciare dalle condotte violente, ovvero episodi che di per sé riscuotono un’enorme cassa di risonanza, e maggiormente nei minuti di recupero, sia sul terreno di gioco sia nel caso di panchine difficili da tenere calme. Situazioni comunque complicate da punire rispetto agli episodi di ammonizione per il contesto e la grande attenzione che su di essi si concentra. Una particolare attenzione rivolta anche agli assistenti e a chi – da arbitro – si ritrova come arbitro addizionale nella massima categoria: “Quando ci sono casi di violenza nelle immediate vicinanze, non soffermarsi a guardare in linea con il viso, ma sforzarsi ed abituarsi il più velocemente possibile a guardare l’intera figura corporea”.
Visualizzando alcuni comportamenti dell’arbitro e dei calciatori a seguito di infortunio e (sporadici) casi genuini di fair play, Maurizio porta con sé l’esperienza degli incontri che si tengono a livello professionistico tra arbitri, dirigenti, capitani ed allenatori, ai quali viene ricordato che è sempre e solo l’arbitro a dover interrompere il gioco in caso di infortunio, al fine di concentrare su di sé la responsabilità per evitare di scaricarla sui calciatori, che – sicuramente molto più carichi di adrenalina – reagiscono spesso in maniera incontrollata provocando contestazioni e mischie di malumore da far impallidire anche i giocatori di rugby.
“Pensate alla psicologia dei calciatori, fate molta attenzione a cosa dite e come ci si pone nei confronti dei calciatori. Evitare di assumere atteggiamenti provocatori o che per i calciatori possono sembrare tali sebbene voi vi sentiate di agire in buona fede.” Anche noi arbitri, d’altronde, siamo esseri umani, ma siamo sempre e comunque costretti a porre la razionalità del regolamento al di sopra di ogni istintività. La mente dell’arbitro è concentrata su molti più elementi rispetto a quella del calciatore, pertanto quando si tratta di comminare provvedimenti disciplinari bisogna temporeggiare in caso di dubbio e ragionare in maniera veloce sull’accaduto; questo comportamento non necessariamente va interpretato come sinonimo di incertezza, se alla fine si decide di comminare il giusto provvedimento. Al contrario, a fronte di una certezza piena, il provvedimento deve essere immediato, per evitare di “spegnere la luce, abbassare l’attenzione e farsi sfuggire una situazione dove la decisione è ovvia”. Nunzio Grasso