Scappo dall’ufficio con un pretesto, Cumbo mi ha invitato al suo raduno da Commissario della CAN5 ed io, non posso non andare.. A dirla tutta, dopo aver sentito le impressioni dei colleghi su quello di inizio stagione, avevo detto a Massimo che mi sarebbe piaciuto partecipare ad un suo raduno se ci fosse stata l’occasione, magari a Roma.. E l’occasione c’è stata.
Arrivo a Tivoli in perfetto orario incontro nella hall del Duca D’Este, Laura Scanu che, anche lei scappata dall’ufficio, mi invita a farle compagnia per un toast e un caffè al volo: non posso dire di no al Coordinatore del Settore Tecnico.
Entro nella sala gremita e tra le tute nere scorgo Massimo seduto al tavolo delle conferenze, gli ospiti istituzionali stanno introducendo il raduno. Li ringrazia e li congeda con l’onore della platea, si alza e munito di microfono headset inizia il suo raduno. Il lento e deciso incedere attraverso la sala, il gesticolare, il chiamare tutti per nome, il ringraziare e allo stesso tempo ammonire i comportamenti dei presenti, queste alcune delle chiavi della comunicazione che Massimo adotta, lui che di raduni da arbitro ne ha fatti tanti e anche di recente. Cercando di non girare troppo intorno ad uno standard consolidato, si esprime con un copione che non sembra scritto, ma che in realtà è preparato nei minimi dettagli, tenendo vivo l’interesse di tutti per un numero di ore da conclave, dividendosi tra gli arbitri e gli osservatori, senza sosta.
E il messaggio arriva, arriva e rimane. Si parte dalla corretta interpretazione delle regole, che è fondamentale, ma che deve essere supportata dalla corretta interpretazione della gara, dei giocatori, delle situazioni ambientali. La visione dei filmati evidenzia come da un episodio non giudicato correttamente, si possano sviluppare altre situazioni negative nella gara, tutte collegate tra loro. Il diritto di replica viene concesso a tutti e non c’è spazio per le giustificazioni, ma solo per le sensazioni del momento, quelle in cui ci ritroviamo tutti e che sono lo spunto per la riflessione comune che Massimo fa arrivare a tutti, dall’Alto Clero ai Primi Anni. E il pomeriggio passa veloce, veloce per tutti. Dal fondo della sala mi diverto a fotografare Massimo nei suoi atteggiamenti, nei suoi movimenti, la sua mimica facciale ricorda a tratti quella di Collina, di cui Massimo cita una paio di riflessioni che abbiamo ascoltato a Roma 1 di recente, che arricchiscono la sua già illuminata prosopopea. Me ne vado contento, arricchito e con un po’ di invidia per quelle tute nere.
