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DANIELE POZZI: Ordina e richiama la difesa con autorità ma allo stesso accetta i consigli dai compagni più esperti, le sue uscite e i suoi salvataggi rimarranno nella storia come il pallone preso alla sezione di Napoli come trofeo di guerra. Voto 8 – GATTO MATTO.

MICHELE RUGGIERO: Il suo n°12 sulla maglia non è solo scaramanzia, poiché quest’anno la Pantera di Piazza Vescovio si ritrova Daniele Pozzi ed è costretto a dover prendere il sole in panchina; gli resta l’ottima prestazione contro Albano Laziale, nella quale tra un’uscita e l’altra mandava messaggi su What’sApp alla sua signora presente in tribuna, lasciando la porta inviolata.
Voto 7 – LUCIANO BODINI.

VITTORIO FILABOZZI: La fascia da capitano lo responsabilizza, lui ripaga la fiducia e si comporta da leader, mostra a tutti cosa significa essere una squadra, è prezioso come la benzina dopo l’ennesimo aumento – Voto 7 – POLLO REALE.

ANDREA ANCORA: Cappello con visiera e canotta, vive a Ladispoli ma si vede che le sue origini native sono sulle coste del Pernambuco: è il più brasiliano di tutti, governa la difesa con il berimbao, crea melodie ritmo samba quando esce palla al piede, soffre troppo la saudade e Mr. Tortora lo rimprovera un po’, lui però non molla mai, regge la difesa anche quando esce in semifinale per infortunio, nonostante tutto gioca anche la finale e senza dubbio non sfigura.- Voto 8 – DANçARINO.

MATTIA UBALDI: Tutti vorrebbero giocargli accanto, trasferisce calma e sicurezza ad ogni compagno di reparto, non farebbe agitare nemmeno il bromuro. I partner accanto a lui cambiano in continuazione ma il buon Mattia con il trascorrere delle gare non fa che strabiliare. Voto: 7,5 – E’ lui il GEMELLO DEL DESTINO.

ANTONELLO GRISPIGNI: FrecciaRossa “Grispo” è l’anima del torneo, cuore d’oro e piedi di legno, uomo dalle mille risorse; quando entra in campo lo fa per mutilare l’avversario di turno, un “head hunter” moderno. Il mister gli segnala il volto del suo uomo e lui con freddezza sa sempre come punirlo. Fuori dal campo – che dire – negli spogliatoi si fa comunque sentire, il no gas Giuliani potrebbe essere l’aglio per Dracula, ma lui decide di non assumerlo e negli spogliatoi, in un momento chiave con Albano, decide di esprimere il proprio dissenso a quanto di poco chiaro stava avvenendo. Comunque vada un maestro, un simbolo, un’icona, semplicemente il Grispo, soprattutto quando in autostrada si scorda di come si cambia una gomma e rischia l’aldilà: VOTO-decidetelo voi- KILLER INSTINCT

MARIO PERRI: Quest’anno ha cambiato ruolo come quando la farfalla dal bozzolo si accorge di avere le ali, la sua spinta è inesauribile, se avesse anche i piedi alla Maicon in molti si chiederebbero perché continui ad arbitrare. E’ un concentrato di potenza e velocità, è molto attento in fase di copertura, peccato per il goal che sarebbe potuto arrivare contro Albano ma è sicuramente positivo il suo esordio.
Voto 7 – CATERPILLAR.

NUNZIO GRASSO: Doveva essere l’anno delle dimostrazioni dopo la poca fiducia che il Mister gli aveva concesso, gioca da titolare contro Lodi e ripaga le aspettative, 2 buone diagonali ed una discesa che ricorda quelle di Ralph Petterson “l’Ammazzacampioni” dell’Artic nel cartone Holly e Benji. Ha messo le ali il matador di Catania, nell’olimpo di Roma 1 lui di certo non manca.
Voto 7 – VIVERNA .

LUCA D’AQUINO: La sua presenza di certo non passa mai inosservata, come i faraglioni di Capri, non puoi non notarli. Come calciatore di certo non eccelle ma è ottimo uomo squadra, legge le partite come nessun altro, non lesina consigli per i compagni utilizzando la potenza voltaica della sua voce. Gioca spezzoni di partite senza mai demeritare, partecipa al sacco di Albano, si gode sul campo la presenza nella finale, è il primo a gioire dopo la vittoria nel derby.
Voto 7 di stima – BRONZO DI RIACE.

FEDERICO SAMELE: Elegante, preciso, metronomo del centrocampo, tratti somatici da Justin Bieber con movenze alla Tom Becker della New Team di “Holly e Benji”. Ci mette una gara intera contro Prato per prendere le misure della squadra, ma da lì in poi il suo impatto è devastante; sforna lanci con il contagiri, interdizioni e anticipi sull’avversario; peccato solo per la sua assenza in finale, dovuta ad un’affrettata sostituzione, nella quale i responsabili della panchina potevano farsi comodamente gli affari loro. Voto 9 – SEMINATORE D’ORO.

MATTIA DE ANGELIS: Sfoggia un taglio di capelli e due orecchini degni del “non rinnovo tessera”; parte dalla panchina nelle prime gare, in quanto Tortora lo considera il vice-Samele. Ha sicuramente il piede brasiliano, forse la preparazione sbagliata lo penalizza dal punto di vista fisico ma è comunque elemento che aiuta le api regine a costruire l’alveare per produrre il miele migliore.
Voto 7 – APE OPERAIA.

ROBERTO DEL NEGRO: Chiamatelo Bobo, Bob, Roby, il Quagliarella pesarese cambia forma ma non la sostanza; corsa irrefrenabile, qualche aggancio un po’ legnoso e un gol contro Albano degno della sua straordinaria verve offensiva. Veterano del “Monti”, riesce a dare lettura delle strategie delle altre squadre, consentendo ai nostri di iniziare le gare con il piede giusto. Lo stesso piede che percorrerà i corridoi del Tribunale di Ancona per i fatti dell’anno scorso, che lo vedono implicato in un giro di scommesse clandestine, in seguito allo 0-0 del Monti 2011 contro la sua ex sezione.Alla domanda provocatoria “Dopo 9 edizioni con Pesaro, con 2 con Roma 1 sei arrivato in finale, se ti trasferisci a Napoli lo vinci il torneo Monti” ha risposto “Tutta la vita con il meraviglioso gruppo di Roma 1”.
Voto 9 -UNO DI NOI.

GIORGIO RINALDI, per gli amici PAOLO: Il “Professionista” non manca mai, come fece il buon Pittiruti nella rassegna 2009 a Cavalese, nella gara d’esordio contro Prato subisce una pallonata in pieno volto, sacrifica il suo zigomo sinistro, rischiando di perderci pure un occhio. Oltre al danno, anche la beffa di un transilvanico vestito di giallo che gli ha pure fischiato una punizione a sfavore. Torna in tempo per la terza gara del primo girone eliminatorio, quanto basta per provare il suo occhio tattico e dare tutto il giorno successivo fino alla gara contro Napoli.
Le sue prodezze e movenze sono ormai consuetudine, croce e delizia per avversari e compagni; in campo è come il bignè alla crema alla fine del pranzo della domenica. Voto 9 – JACK SPARROW.

ALESSANDRO SILVESTRI: Il “Borini” di Roma 1 ha pochissime possibilità di dimostrare le sue qualità, a causa degli eventi e di un Tortora che non lo vede nemmeno col binocolo. Nella finale contro Napoli c’è spazio anche per lui.
Voto 7 di fiducia – IO C’ERO.

FRANCESCO CARILLO: Chi l’avrebbe mai detto? 3 gol nelle prime 3 gare del girone, doppietta contro Firenze e quel gollonzo contro Faenza che ha regalato 3 punti d’oro alla squadra in vista del girone successivo, conquistato con una prima posizione da 7 punti. Non sempre presente agli allenamenti, si guadagna comunque la fiducia del Mister, che gli consegna la fascia sinistra. Silenzioso e cinico sotto porta. Voto 9 – KINDER SORPRESA.

FILIPPO LO PRESTI: L’anno scorso diede forfait all’ultimo secondo e anzichè essere al Monti si ritrovava sotto i ferri del Dottor House insieme a De Iorio. Quest’anno invece con una gamba e mezzo riesce a farsi notare, facendo respirare i compagni e sostenendo l’attacco. Voto 7 – BAFFO D’ORO

FRANCESCO FOURNEAU: Il Piqué della Magliana aveva il compito di guidare la squadra, curriculum di tutto rispetto il suo, un levriero con il pedigree, ma per ora ci si ricordava di lui più per quello che combinava nel bagno della propria stanza che per quello che regalava in campo. Invece no, stavolta sale in cattedra, persino Maurizio Mosca pare abbia esclamato dal cielo: “aaaaaahhh come gioca a Fourneau!!!!!” , eurogoal contro Milano, assist che impreziosiscono le trame della squadra guidata da un inossidabile Mister Tortora, vice Mister nei momenti di difficoltà ricorda a tutti che “torneo finito quando classifica decisa”. Non ci fu mai profeta “greco” migliore di lui, e Roma 1 non fa come i Greci con Cassandra, anche se nella squadra qualche greco/a c’è, e la squadra ci crede fino all’ultimo arrivando in finale. Qualcuno gli chiede di appendere gli scarpini al chiodo, nel frattempo noi ce lo teniamo stretto. VOTO medio come la sua maglia- CAGONAKIS

ALY TAMER: Il sorcio, lo avevano scelto come portabandiera ma alla fine il Mister Tortora lo butta in campo per fare passerella, lo chiamavano il faraone, per adesso è giocatore silenzioso che accompagna la squadra avendo il merito nonostante i pochi minuti di mettersi sempre a disposizione di tutti, Voto 7- OMAR SHARIF.

NICOLO’ CIOCCI: Pagella scontata, abbandona la nave ancor prima della partenza- s.v. SCHETTINO

DARIO PATRIGNANI: Un po’ più a secco rispetto all’anno precedente, il Bomber di Roma 1 sa ancora come si segna, e lo fa nelle partite più importanti. Molte occasioni sprecate ma quei due goal decisivi contro Lodi e Roma 2 gridano rabbia, specialmente quando la nicotina ingerita prende il sopravvento costringendolo a chiamare la panchina con il più classico dei “Nun je la faccio più!” Nonostante ciò, Voto 9 – EL SEGNA SEMPER LÜ.

PAOLO MASSIMO CAMPOGRANDE: Verrebbe da chiamarlo Quinto Paolo Massimo; aspetta il pallone, corre, lo insegue, lo passa, ma soprattutto temporeggia, quando purtroppo si soffre dopo il gol del vantaggio. Fa salire la squadra come l’Andrea Caracciolo dei tempi d’oro e come contro Albano Laziale e Roma 2 sotto porta si dimentica di essere umano, per allungare gli artigli e insaccare il pallone in rete, per poi volare. Voto 9 – AIRONE.

GIANLUCA ZUN ZUN: E’ il dirigente scelto e confermato per l’ennesima spedizione della bella gente di Roma1. Lui è acuto osservatore, non manca di segnalare il minimo particolare, in tribuna e fuori dal campo. Si circonda dei giocatori dotati di maggior carisma (ndr. Il Grispo) e finisce chissà dove nella folkloristica Senigallia. Epico l’annuncio alla “Chi l’ha visto” architettato con Sparrow. Dispensa massime alla Califano, ma non è sempre all’altezza del maestro. Sempre accanto alla squadra come una mamma gatta con i suoi gattini-
Voto grosso- PAULIE PENNINO.

IL MISTER, FRANCESCO TORTORA: Paolo Sorrentino forse non pensava a lui quando scriveva e dirigeva “L’uomo in più”. Per noi Francesco Tortora è questo, l’uomo in più in tante situazioni che ci ricorda sempre i sacrifici fatti per arrivare a giocare un torneo che vale tanto per i rapporti che crea, per l’animosità che immette nelle vene, per la capacità che ha di creare o distruggere in un secondo un gruppo. L’uomo in più ha il merito di tenere il gruppo unito, rimane sulla barca quando le onde ormai ci hanno travolto, prende il secchio per liberare la nave dall’acqua imbarcata, procura la legna per riparare ogni buco. Passando alla parte tecnica: convocazioni azzeccate, nonostante il forfait di Ciocci per infortunio alle sinapsi. Forse criticabile qualche sua scelta tecnica, ma lo si può giustificare soltanto perchè i risultati parlano da sé. Con ancora 2 gare da giocare, in seguito al pareggio contro Milano subìto a una manciata di minuti dal termine, ha richiamato la squadra a sé, rimproverandola per gli errori commessi e quasi gettando la spugna ancora prima di un risultato definitivo con l’ormai storica frase: “Avete buttato un torneo e mesi di sacrifici”. Pronostico indovinato: 6 punti nelle partite successive e 3° posto blindato, con il pass delle semifinali in tasca. Rimane senza voce alla finale contro Napoli, e forse questo è uno dei tanti fattori per i quali la squadra non ha ricevuto il giusto sostegno (oltre al fatto che nel settore ospiti alcune tifose hanno scambiato la tribuna per il salotto del Café de Paris). Ci è venuto a cercare, “come perle preziose” (cit.), e ci ha trovato pronti anche se non sempre disponibili agli allenamenti, sebbene abbia fatto sforzi immani per conciliare l’impegno associativo con quello lavorativo, rischiando (a detta sua) il licenziamento. E alla fine di tutto, davanti alla squadra, piange come nel giorno della sua prima comunione. Adesso il Presidente non ha più scuse, tocca rinnovargli il contratto. – Voto 9,5 – AVANTI TUTTA, COMANDANTE!