Carlo bravi

Hall of Fame: Il ricordo della storia arbitrale di Carlo Bravi

Ad un altro grande Uomo e fedele associato della nostra Sezione è dedicato l’ultimo articolo della Hall of fame della stagione: Carlo Bravi. Arbitro in attività dal ’54 al ‘70 nelle categorie professionistiche con ben 160 gare dirette in Serie C e numerose in serie B. Lo abbiamo intervistato per ripercorrere con lui non solo i momenti più salienti dei suoi 16 anni di carriera sul campo, ma anche per onorare un lungo e importante percorso a livello dirigenziale che ancora oggi – in qualità di Rappresentante AIA presso la Corte Federale d’Appello- svolge con passione, impegno e determinazione.

Senza filtri, con grande serenità e genuinità, Carlo ci ha aperto tutte le porte del suo passato, anche quelle meno comode, e lo ha fatto secondo il principio che l’esperienza e la ricchezza di contenuti debbano essere sempre trasmessi ai giovani perché sono fonti di insegnamento e di esempio e possono diventare uno stimolo importante a guardare il futuro.

carlo bravi roma 1Si parte con la domanda delle domande: “Come hai iniziato a fare l’arbitro?”. E da qui inizia una storia, che a tratti è simile a quella di tanti colleghi: nel ’53, da calciatore, si ruppe il tendine e fu costretto a fermarsi per un anno dopo una delicata operazione dalla quale non si riprese pienamente riscontrando grandi difficoltà nel calciare il pallone. Il caso volle che un collega dello studio presso il quale stava svolgendo praticantato, Lino Raule, all’epoca arbitro di Serie C , lo convinse a fare il corso arbitri nella storica sezione romana di Via degli Astalli. “ Noi vivevamo moltissimo la sezione, e al termine delle riunioni avevamo l’abitudine di andare a mangiare tutti insieme nelle pizzerie vicino con uno spirito associativo e di aggregazione che non ci  è mai mancato.” E continua ricordando Maestri come Mario Antonacci, profondo conoscitore del regolamento e Vincenzo Orlandini, all’epoca Presidente di Roma 1, che lo accompagnò al suo esordio in promozione.

Una carriera molto veloce la sua, rispetto ai tempi in cui arbitrava, che tuttavia si interruppe per un motivo di carattere burocratico, per il quale ancora oggi Carlo non nasconde e anzi condivide, il grande rammarico  di non essere approdato sui campi della massima serie. “Mi sento ancora oggi vittima di una situazione che ai tempi di oggi, non sarebbe mai accaduta.” Nelle consuete visite mediche cui erano sottoposti costantemente tutti gli arbitri, l’introduzione di uno strumento che comportava la lettura di alcune tavole cromatiche, fece emergere una sua alterazione al senso cromatico e gli fu assegnata una “limitata idoneità alle categorie di appartenenza”.

carlo bravi romaUn atteggiamento rispettoso della decisione ma non arrendevole rispetto all’esito della visita, lo portò a fare degli approfondimenti fino a Bologna, dove superò brillantemente la prova dei colori, al punto che l’allora presidente dell’Aia, il Conte Saverio Giulini in una lettera a lui indirizzata sanciva la sua “incondizionata idoneità senza limitazioni di carriera.”  E cosi proseguì fino alla serie B, ma, all’arrivo del possibile esordio in serie A, il medico che doveva sancire la sua idoneità, nel riproporre la tematica delle tavole cromatiche, e provocò una sua reazione offendendolo nella sua dignità di uomo e da qui scaturì un confronto poco consono che gli impedì di proseguire nel passaggio alla massima serie. Modena-Monza, prima gara del campionato di serie B  del ‘69-70 fu l’ultima gara da lui diretta, perché quanto accaduto in sede di visita medica segnò la fine della sua carriera arbitrale e fece sfumare il sogno della serie A.

Dal suo triplice fischio sono passati oltre 50 anni e alla domanda sul come è cambiato il calcio ed in particolare il ruolo dell’arbitro Carlo risponde in modo semplice e sincero:  “Il ruolo è cambiato completamente: oggi l’arbitro non ha più quella centralità e quel potere decisionale di cui disponeva anni fa perché  non è più solo a decidere. Tanti gli strumenti di cui dispone e tanti i soggetti con cui coopera per azzerare ai minimi termini i rischi di errori.” Ricorda poi una citazione di Lattanzi che definiva l’arbitro come “un dilettante con altissima professionalità”. E si sofferma su un altro importante aspetto che distingue gli Arbitri di allora da quelli di oggi: l’allenamento. Oggi l’arbitro è un velocista, si allena in modo diverso e più funzionale ad un calcio che si svolge più rapidamente e più tatticamente. Anche per questo, quella dell’arbitro è diventata – nelle massime categorie – una professione vera e propria perché non possono permettersi di avere distrazioni di carattere professionale, cosa che invece ai suoi tempi era impensabile.

carlo braviQuello che invece non è mai cambiato e mai cambierà  – sostiene Bravi –  è la polemica verso le decisioni arbitrali, perché essa è insita in un ruolo tanto fondamentale quanto ingrato: l’arbitro è sempre un giudice e come tale ogni sua decisione per qualcuno andrà bene e per qualcun altro no. Con la serenità che lo contraddistingue e creando un parallelismo con il ruolo del giudice  – anche nel mondo della magistratura civile e penale – esprime il suo disappunto sui comportamenti di arbitri dell’associazione che negli anni si sono distinti per atteggiamenti eticamente scorretti, ma dall’alto della sua longeva esperienza è altrettanto convinto che si tratti di una minoranza e che il 99% dei colleghi dei suoi tempi come di quelli attuali hanno commesso errori  in buona fede. “ Io ho fatto l’arbitro come un bambino che va a fare la prima comunione e si confessa per arrivarci pulito: ho senz’altro fatto degli errori ma sono stati sempre commessi senza alcuna malizia”.

Carlo Bravi, un Uomo di Sport e per lo Sport: nel suo percorso ha ricoperto vari incarichi dirigenziali anche in altre Federazioni Sportive quali la Federazione Italiana Handball; la Federazione Italiana Tennis Tavolo; la Federazione Italiana Pallacanestro, Pallavolo, e la Federazione Italiana Danza Sportiva e Discipline associate. Parlare con Carlo Bravi è un viaggio nel tempo, è un’esperienza che ti fa vivere il mondo dello sport  – e dell’AIA in particolare –  dalla sua anima più profonda. Per tutti i giovani che avranno modo di incontrarlo nel loro percorso, sarà un grande e bel momento di crescita.

Grazie Carlo!

Redazione – AIA Roma “G. Dattilo”