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“L’arbitro deve essere istintivo, non riflessivo”. Parola dell’Arbitro Benemerito ed Internazionale Gianfranco Menegali, che lunedì 30 marzo è stato il protagonista della Riunione Tecnica in quella che è da sempre la sua Sezione. “Una serata speciale con un pezzo della nostra storia. Tantissimi ricordi mi legano a Gianfranco”, ha tenuto a sottolineare il Presidente di Roma 1, Roberto Bonardo. L’occasione è stata anche quella di far firmare a Menegali una sua foto che andrà a far parte della “Hall of Fame” della sezione “Generoso Dattilo”, iniziativa ideata dai componenti del Consiglio Direttivo Nunzio Grasso ed Alessandro Paone.

Una storia arbitrale, quella di Menegali, che è iniziata nel 1957. L’Arbitro Benemerito, prossimo agli 82 anni, nella sua carriera è stato protagonista di momenti importanti della storia del calcio e dello sport italiano ed internazionale, che lo hanno portato in tutto il mondo, arrivando ad occupare importanti incarichi anche nell’AIA. “Ho più o meno 60 anni di tessera, di cui 30 sui campi”, ha esordito, “Ho diretto 1.057 partite. L’attività arbitrale mi ha dato tanto: mi sono divertito, ma ho anche patito. Ho partecipato a due edizioni del Mondiale Juniores nel 1977 in Tunisia e nel 1981 in Australia e ho diretto la finale di Coppa delle Coppe 1982 / 1983 (Aberdeen – Real Madrid, disputata l’11 maggio 1983 a Göteborg in Svezia, ndr).

Gli esordi di Menegali sono comuni a tanti giovani colleghi. “Mi sono avvicinato all’arbitraggio a circa 25 anni”, ricorda, “fino a quel momento avevo giocato a calcio a buoni livelli nei campionati regionali. Poi iniziai il corso arbitro. In un campo di periferia un dirigente di allora, Antonio Scalise, mi vide e rimase colpito dalla mia direzione. Lui mi chiese da quanto tempo arbitravo. Risposi che ero alla mia terza gara. Lui non riusciva a credere alle mie parole. Così da quel momento mi ha seguito nel mio percorso. In occasione della finale di Coppa della Coppe Artemio Franchi, il più grande dirigente che abbiamo avuto in Italia, mi disse: ”Menegali, peccato che l’anagrafe sia contro di te”. In effetti avevo 50 anni quando feci la gara finale del Mundialito 1983 tra Milan e Inter (disputata allo stadio Meazza di Milano il 2 luglio 1983, ndr)

L’ex arbitro internazionale ricorda anche alcuni episodi che considera “sfortunati” ma che, in alcuni casi, hanno portato ad altre pagine importanti. “Nel 1982 venni indicato per la finale di Coppa dei Campioni tra Aston Villa e Bayer Monaco (26 maggio 1982 a Rotterdam, ndc). Accadde però che venne a mancare la moglie di un bravissimo collega francese, Georges Konrath, e allora mi chiesero di lasciare a lui quella gara, con la promessa che avrei fatto la finale l’anno successivo. Ma anche quella non fu la volta buona, perché nella stagione 1982 / 1983 con l’Amburgo andò in finale la Juventus (gara disputata ad Atene il 25 maggio 1983, ndc), e quindi non era possibile designare un arbitro italiano. Allora mi affidarono la finale di Coppa delle Coppe. Nella mia carriera non sono mancati episodi particolari nel calcio italiano. Nel 1970, con l’istituzione della Regione Calabria, la città di Catanzaro venne qualificata a capoluogo. Una decisione che non venne prese bene a Reggio Calabria. E proprio in quel periodo mi ritrovai a dirigere un derby tra Reggina e Catanzaro. Per capire il clima che si viveva, basti pensare che le forze di polizia vennero a prendermi a Gioia Tauro e mi scortarono fino allo stadio. Il 30 ottobre del 1977 ero a Perugia a dirigere la gara tra i padroni di casa e la Juventus, in cui perse la vita Renato Curi: il giocatore cadde a terra e venne subito soccorso. Solo a fine partita ci dissero che era morto”.

Gianfranco Menegali è stato molto attivo anche nell’AIA da dirigente. “Ho iniziato in CAN D nella stagione 1983 / 1984, per poi passare nella stagione successiva alla commissione controllo. Nel 1986/1987 sono stato commissario straordinario al CRA Lazio, e successivamente sono stato in CAN C (oggi CAN PRO, ndr) dove mettemmo a punto un sistema di designazione straordinario. Per divergenze con la Figc di allora lasciai per un periodo l’Associazione. Nel 2001, dopo l’arrivo all’Aia di Tullio Lanese e per volontà di Antonio Sbardella, accettai di occuparmi degli arbitri in regione. In due anni abbiamo fatto un ottimo lavoro. Uno degli arbitri usciti da quella fase è Daniele Doveri. Lo avevo visto la prima volta a Civitavecchia, in una vera e propria bolgia, con ben 12 ammoniti e 4 espulsi. A quel periodo appartengono anche Alfonso Marrazzo e, mi piace ricordarla, anche Giovanna Farinelli, prima donna di tutto il Lazio (appartenente alla nostra Sezione e oggi arbitro benemerito, ndr) che arrivò ad internazionale”.

Attualmente Gianfranco Menegali è rappresentante dell’AIA alla Corte di Giustizia FIGC anche se ammette di avere ancora voglia di “tornare sui campi e scoprire gli arbitri. In particolare, vorrei vedere ancora i falli di gioco e vedere presi i giusti provvedimenti.” Quali caratteristiche deve avere oggi un arbitro? “Quando sceglievo gli arbitri”, ha concluso Menegali, “avevo un mantra, ovvero Talento, Temperamento e Tecnica. A queste tre “T”devono unirsi autostima, controllo emozionale, determinazione, disciplina con se stessi, efficienza mentale e fisica. Con queste caratteristiche potete arrivare a qualunque traguardo”. Antonio Ranalli