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Arbitro o team arbitrale? Questo il tema affrontato dal componente della CAN B, Cristiano Copelli, in occasione dell’ultima riunione tecnica obbligatoria della stagione, che si è tenuta lunedì 2 maggio nella sezione di Roma 1. L’ex assistente internazionale, che in curriculum vanta anche una finale di Europa League (nel 2000 con Nicola Rizzoli), ha incentrato il suo intervento sull’importanza della collaborazione tra l’arbitro e i suoi collaboratori.

Alla serata erano presenti, i nazionali di Roma 1, Daniele Doveri (CAN A), Federico La Penna (CAN B), Valerio Marini (CAN B), Maurizio Ciampi (componente CAN D) e alcuni ospiti come Alessandro Raparelli (assistente CAN B della sezione di Albano Laziale), Fabrizio Pasqua (arbitro CAN B della sezione Tivoli) e Vincenzo Soricaro (assistente CAN B della sezione di Barletta).

A introdurre l’ospite il presidente di Roma 1, Roberto Bonardo, che ha lanciato un video di presentazione realizzato dagli associati Nunzio Grasso e Giorgio Rinaldi. “Sono immagini che ho nella mente”, ha esordito Copelli, “Ma rivedere la gara del 2000 in Champions mi ricorda che ero bambino…”. Il componente della CAN B è quindi entrato nel merito del suo intervento spiegando che “oggi ci confrontiamo con una materia dove l’arbitro non è più inteso come una figura singola, ma come gruppo o team arbitrale. Per questo il valore arbitrale è il valore della squadra”. L’ex assistente internazionale ha posto una giusta riflessione su come sia notevolmente cambiato il gioco del calcio nel corso degli ultimi 30 anni. “Oggi ci misuriamo con un calcio dove l’elemento tv la fa da padrone”, ha spiegato Copelli, “Inoltre, il gioco non è più quello di 30 anni fa. Oggi abbiamo uno stereotipo di arbitro che è quello di un atleta”.

Copelli ha quindi mostrato alla platea di Roma 1 alcuni video: uno di Julio Velasco sull’importanza del gioco di squadra e tre con episodi relativi alla stagione in corso del campionato di Serie B. “Cresciamo di più quando sbagliamo”, ha spiegato Copelli, “Per questo dobbiamo riuscire a sviluppare ruoli e competenze. Essere squadra significa stare insieme in maniera complementare. Il primo obiettivo non è l’Io ma il Noi”.

Il finale della riunione Copelli lo ha riservato a qualche ricordo personale. “Io sono di Mantova, ma ho imparato in questi anni ad apprezzare molto Roma, anche perché mia moglie è romana (presente in sala e omaggiata dal Presidente Bonardo con un mazzo di fiori, nda)”, ha concluso, “Roma – Lazio è sicuramente un derby particolare sia per come viene vissuto dai tifosi sia quando entri in campo. Tra tutti i derby d’Italia credo che quello di Roma sia paragonabile a quello di Genova. A questa sfida però è legato anche un momento molto triste della mia carriera: nel 2004 ero all’Olimpico quando all’inizio del secondo tempo si sparse la voce tra alcuni tifosi, fortunatamente poi rivelatasi falsa, che era morto un bambino. Ci furono momenti di panico, i giocatori non volevano più proseguire e la partita venne sospesa. Solo che dopo a me, Roberto Rosetti (arbitro della gara, nda) e Griselli ci volevano denunciare per interruzione di pubblico servizio”. Antonio Ranalli