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“Nel momento in cui esci fuori dai confini regionali ti accorgi che provenire dalla sezione di Roma 1 è importante e nello stesso tempo anche una piccola responsabilità”. Parola del commissario della CAN D, Carlo Pacifici alla numerosa platea della sua sezione, in occasione di una serata speciale a lui dedicata.Lunedì 14 novembre tutta la sezione di Roma 1 ha voluto rendere omaggio a uno dei suoi più illustri associati, con l’ingresso ufficiale di Pacifici nella “Hall Of Fame” sezionale, luogo dedicato in cui vengono inserite le fotografie (in alcuni casi autografate) ritraenti gli arbitri e gli assistenti che hanno scritto la storia della Sezione sui campi di Serie A e internazionali. Iniziativa ideata e curata dagli associati Nunzio Grasso e Alessandro Paone. Non poteva dunque mancare all’appuntamento anche Carlo Pacifici, arbitro benemerito, che nei suoi 41 anni di carriera arbitrale, ha conosciuto stadi prestigiosi (l’esordio in A è del 21 maggio 1995 nella gara Reggiana – Brescia), oltre ad avere percorso un’importante carriera dirigenziale nell’A.I.A. – Ad aprire le serata è stato un commosso ricordo di Gianfranco Menegali, associato scomparso nei giorni scorsi che, come ha ricordato il presidente Roberto Bonardo, è stato un “maestro di vita e di sport per molti di noi”. In sala presenti anche gli arbitri Daniele Doveri e Federico La Penna, oltre agli associati in forza alle varie commissioni nazionali, tra cui la CAN D. Quindi il presidente ha presentato Pacifici, ricordando le tappe salienti della sua carriera, sottolineando come sia “tra i migliori dirigenti che l’A.I.A. annovera”.

“Sono abituato a girare per le varie sezioni”, ha esordito Carlo Pacifici, “e raramente mi capita di tornare a casa. Quando Roberto mi ha comunicato che ci sarebbe stata una serata a me dedicata ero molto contrario. In questa sezione sono passati arbitri straordinari e noi siamo gli ultimi degli ultimi. Sono arbitro dal 1975. Prima giocavo a calcio in una squadra di San Lorenzo, dove come allenatore avevamo un frate che prima di entrare in campo ci dava la benedizione. Ebbi l’opportunità di andare a giocare nella Tevere Roma, solo che fu mia madre a porre fine alla mia carriera calcistica, perché tra spostamenti e allenamenti stavo troppo tempo fuori casa. L’idea di fare l’arbitro arrivo un giorno allo Stadio Olimpico di Roma quando su uno dei cartelli apparve l’annuncio del corso arbitri. Decisi di provare anche solo per l’idea di passare, grazie alla tessera, dalla curva alla tribuna Monte Mario. Pensai di provare giusto un anno. Invece l’ è cambiata la mia vita. Ricordo ancora la prestigiosa sede della sezione di Roma, in Via degli Astalli, con una scalinata maestosa. Era una sezione unica: in quel periodo quattro dei sette arbitri internazionali italiani appartenevano proprio alla sezione di Roma. Tanto che tra me e me mi dicevo: “Non arriverò mai”. Poi con l’impegno e la forza di volontà sono riuscito a mettere piede in serie A”.

Pacifici ha ricordato la grande famiglia della sezione, costituita da personaggi straordinari “tra cui Sergio Bonolis, padre putativo che ci ha sempre trattato come figli”. Per far capire l’importanza della sezione di Roma 1 Pacifici ha ricordato un episodio della stagione 1993 / 1994. “In Serie B venni designato a dirigere una gara della Fiorentina allo Stadio Artemio Franchi. Ricordo che. Nonostante la categoria, la squadra era allenata da Claudio Ranieri. Io venivo da gare importanti, anche se ero molto emozionato per quella designazione, tanto che a un certo punto mi sono sentito persino inadeguato. Nello spogliatoio trovai l’allora presidente della squadra, il produttore cinematografico Mario Cecchi Gori. Lui si sedette accanto a me e cominciò a raccontarmi la storia degli arbitri della sezione di Roma 1. Volle dirmi sostanzialmente che per loro era un onore e che avevano massima stima per gli arbitri di Roma 1”. Pacifici ha poi ricordato quando, per alcune differenze di vedute con l’allora presidente dell’A.I.A., decise di terminare l’attività arbitrale e di diventare Osservatore iniziando nell’organico della CAN D e arrivando fino a quello della CAN A. “Poi terminò anche quella esperienza”, ha ricordato, “Tranquillamente tornai in sezione a fare i corsi arbitri. Poi Nel 2006, in uno dei momenti peggiori per la nostra associazione, per me c’è stato un momento di rinascita. Venni chiamato dall’allora commissario dell’A.I.A., Luigi Agnolin: aveva pensato a me per il ruolo di presidente del C.R.A. Lazio. Mi disse anche che avrei avuto tutti contro proprio perché quell’incarico arrivava da lui. Ricordo ancora una riunione con i presidenti della varie sezioni. Agnolin disse: “Questo è Carlo Pacifici il vostro nuovo presidente: a chi lo tocca commissario la sezione”. Fu invece un’esperienza bellissima. Non mi sarei mai aspettato di fare un percorso così bello e gratificante. Nel 2009 sono approdato alla C.A.I.: erano 17 anni che un associato di Roma 1 non diventava commissario di questa Commissione; l’ultimo è stato Vittorio Benedetti. In quel periodo a dirigere le varie CAN c’erano arbitri come Braschi e Collina. Dopo quattro anni di C.A.I. è arrivata nel 2013 la CAN D, un’esperienza straordinaria, visto che è la Commissione più grande che comprende oltre 750 persone tra arbitri, assistenti e osservatori. In questi anni alcuni dei ragazzi che ho avuto sono già in CAN B e altri arriveranno, attraverso un percorso che ha arricchito anche noi”. Antonio Ranalli