Uso appropriato dei social network. E prestare attenzione alla comunicazione perché si è arbitri anche quando non si è in campo. Lo ha ribadito il coordinatore della macro regionale centro della Rivista “L’Arbitro” e del sito web dell’Associazione Italiana Arbitri, Alessandro Paone in occasione della Riunione Tecnica Obbligatoria che si è tenuta lunedì 3 aprile nella sezione di Roma 1.
Paone (nella foto di Sara Mainella), che per l’occasione è stato supportato dal componente dell’Area Formazione: Modulo Perfezionamento tecnico e valutazione tecnica, Andrea Sorrentino, ha tenuto anche nella sua sezione l’importante lezione sulla comunicazione, sulla base di quelle già tenute in altre sezioni d’Italia. La serata è stata introdotta dal vice presidente di Roma 1, Pietro Taranto, che ha ricordato come il tema della serata oltre a essere sempre attuale riguarda tutti gli associati, anche quelli non in attività.
Scopo della riunione è stato duplice: raccontare come l’Associazione Italiana Arbitri comunica le proprie attività all’esterno e allo stesso tempo ricordare agli associati, e in particolare ai nuovi arbitri, quali regole devono seguire per non incorrere in “incidenti” nell’uso dei social network, che possono anche compromettere il proprio percorso arbitrale.
Del resto comunicando si coordina e si finalizza l’azione degli arbitri per conseguire risultati, si valuta un collaboratore, si formula una decisione condivisa, si risolve un conflitto. “Per l’opinione pubblica gli arbitri sono quelli che non parlano verso l’esterno”, ha affermato Alessandro Paone, “Da alcuni anni l’A.I.A. ha avviato un percorso per far conoscere all’estero l’associazione e le attività, cercando di sfruttare tutti i mezzi di comunicazione a disposizione. Fino a 10 anni fa l’unico punto di riferimento era la rivista “L’Arbitro”, che rappresenta la memoria storica dell’Associazione: stiamo cercando di inserire tutti i numeri e gli articoli pubblicati in un grande motore di ricerca on line, così da rendere fruibile a tutti anche numero storici della rivista. In proposito siamo anche alla ricerca di alcuni numeri mancanti e per questo chiediamo la collaborazione degli associati più anziani, che magari hanno conservato alcune storiche riviste”. Attualmente l’A.I.A. è presente sui principali social network come Facebook, Instagram e Twitter, oltre a possedere un canale YouTube, dando vita a quella che è stata chiamata AiaTv. Inoltre è ben presente su Internet con il sito ufficiale www.aia-figc.it, che solo scorso annno ha registrato 120 milioni di visite, per circa 150 mila utenti unici. “L’obiettivo è quello di aggregare sia gli arbitri che i simpatizzanti”, ha proseguito Paone, “Questo viene fatto su più livelli. Da un lato raccontare la vita arbitrale e comunicarne i valori. Poi dando la possibilità a tutti di scaricare il Regolamento”. Il progetto di comunicazione dell’A.I.A. si estende anche ai Comitati regionali e alle singole sezioni, ognuna dotata di un referente per la comunicazione, di siti web e canali sui social network. “Stiamo poi mettendo appunto altri progetti”, ha spiegato Paone, “come il profilo Twitter @ognidomenica in cui chiediamo agli arbitri di postare il campo in cui vanno ad arbitrare e aspetti curiosi del loro pre o post gara. Inoltre, all’indirizzo e-mail foto@aia-figc.it è possibile inviare foto da far pubblicare sulla rivista, che è sempre aperta al contributo degli associati che hanno storie interessanti da raccontare”.
Alessandro Paone è poi entrato nello specifico. Nel constatare che quasi tutti i presenti hanno un profilo Facebook ha ricordato che “anche sui social network c’è bisogno di regole. Fate molta attenzione a quello che postate e scrivete. Spesso allenatori e giocatori che andate a dirigere la domenica, prima della gara provano a cercarvi su Facebook e quindi cercano di farsi un’idea su di voi. Mai commentare le prestazioni di altri arbitri, così come bisogna astenersi da qualsiasi commento su gare di calcio e su simpatie calcistiche. Attenzione anche ai messaggi su WhatsApp: è vero che dovrebbero restare privati, ma qualcuno può sempre essere inoltrato ad altri e quindi mettervi in situazioni spiacevoli”. Antonio Ranalli